Leggendo la miriade di commenti -spesso e volentieri indignati- alle vicende di Breivnik e di Vallanzasca ho messo a fuoco una questione che avevo in testa da un po’, sia pure in modo non del tutto consapevole.
Si direbbe, a giudicare dal dibattito che si è scatenato in rete, che secondo l’opinione maggioritaria l’attenzione alle condizioni di vita dei detenuti, la convinzione che si debba cercare di recuperarli alla società civile piuttosto che punirli tout court, il tentativo di separare il concetto di giustizia da quello di vendetta siano concetti “di sinistra”; mentre al contrario siano “di destra” l’idea che per certi crimini occorrerebbe buttare via la chiave, che chi li ha commessi dovrebbe essere considerato in qualche modo irrecuperabile, che il carcere debba consistere essenzialmente in un castigo -per non dire una tortura- senza alcuna finalità rieducativa.
Ebbene, io -da uomo di sinistra quale mi considero- ritengo che questa visione delle cose sia profondamente inesatta: e che in ragione di tale errore la sinistra italiana -spesso e volentieri intrinsecamente manettara e giustizialista, com’è agevole rilevare da alcuni recenti accadimenti che hanno avuto luogo nel nostro paese- finisca per vedersi attribuita una posizione più attenta degli altri alla tutela dello stato di diritto senza alcuna ragione plausibile: come se i garantisti -per qualche ragione che mi appare francamente inspiegabile- dovessero collocarsi “naturalmente” da quella parte, al punto da configurare una vera e propria rendita di posizione che a ben guardare si rivela tanto suggestiva quanto virtuale.
Io, personalmente, non credo che il garantismo -nell’accezione ampia che si vuole attribuire al termine in questo post- sia una cosa “di sinistra”; sia in termini astratti, giacché la destra liberale è -o dovrebbe essere- da sempre particolarmente attenta a questi temi, sia in termini concreti, perché dandomi un’occhiata alle spalle e posando uno sguardo volante alla storia degli ultimi decenni ho la sensazione che la carenza endemica di garantismo -cioè, per capirci, l’atteggiamento vagamente ma palpabilmente illiberale- costituisca uno dei punti deboli della sinistra italiana, vale a dire uno degli elementi che -faccio il mio esempio personale- mi ha portato progressivamente ad allontanarmene.
Dopodiché, naturalmente, ognuno è libero di pensare quello che vuole: purché non si arroghi -come mi pare stia accadendo negli ultimi tempi- il monopolio di battaglie che di cui non ha l’esclusiva.
Né in teoria, né in pratica.
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La sinistra e l’esclusiva del garantismo
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